Abbiamo a disposizione uno strumento meraviglioso, il linguaggio, che è però tanto più  limitato quanto più  gli si attribuisce una valenza solamente cognitiva.  La parola usata in questo modo prova infatti a definire porzioni di realtà, ma la realtà non è definibile perché è fluida, dinamica. Quanto più le parole cercano di cristallizzarla tanto più risultano inadeguate. 

Il linguaggio usato in modo creativo,se ci lasciamo toccare non solo a livello razionale, può esprimere un sentire collegato all'esperienza. Queste parole possono richiamare una visione ampia e intuitiva che risulta libera da preconcetti .

Comunicare è uscire dalla propria interpretazione ed aprirsi alla possibilità di intravedere la realtà altrui. Più è condivisa più è reale.

La fisica quantistica ci dice che la realtà dipende dall'osservatore e che non ne esiste una oggettiva, come già sorprendentemente dissero certi mistici secoli fa.

Ogni individuo vede il mondo attraverso  i propri sensi, soggetti all'interpretazione personale. Pensiero, mente  e coscienza sono concetti misteriosi e lo è ancora di più la loro relazione.

Un soggetto osserva qualcosa di cui lui stesso fa parte e che può vedere solamente attraverso il proprio filtro intrinseco. E' necessario quindi che conosca il filtro e per fare questo dovrà osservarlo, ma osservandolo impiegherà un altro filtro e così via, come in una sorta di struttura frattale. Soggetto e oggetto sono strettamente correlati.

Ne risulta che le descrizioni più illuminanti sono quelle che sfociano nell'ossimoro e nell'oscillazione fra gli opposti.

Cercare senza cercare.

Osservare contemporaneamente avvicinandosi (per conoscere i dettagli) e allontanandosi (per una visione ampia).